Scrittore giapponese. Nato da una famiglia di medici, era rimasto orfano a
quattro anni. Ancora studente universitario a Tokio, si era messo in luce con
alcune opere che ebbero una calorosa accoglienza in Giappone.
Yukiguni
(Il Paese delle nevi), scritto tra il 1935 e il 1947, è forse il suo
libro più famoso in tutto il mondo, essendo stato tradotto in otto
lingue. Altri grossi successi sono stati
Senbazuru (Mille gru di carta),
del 1952, e
Kyoto, del 1962. Negli ultimi anni della sua vita
K.
(che già negli anni Venti era stato redattore dell'importante rivista
"Bumgli" e poi, durante la guerra, inviato speciale presso le unità della
Marina) aveva trascurato la narrativa per dedicarsi ad un'intensa
attività di saggista e di critico letterario. Nel 1968 gli venne
conferito il premio Nobel, "per la maestria della sua narrativa, che con grande
sensibilità esprime l'essenza dell'anima giapponese". La sua influenza
sulle giovani generazioni di scrittori giapponesi è stata enorme. I suoi
libri (storie di turbinosi e teneri amori, di una struggente ricerca della
bellezza e del piacere) sono considerati l'espressione di tutta la tradizione
classica della poesia giapponese, del Buddhismo e della poesia haiku, filtrata
attraverso l'influenza del romanzo occidentale d'oggi. La critica mondiale
elogiò soprattutto la delicatezza con cui egli aveva affrontato il tema
dell'erotismo. Quanto allo stile, egli stesso affermò che tentava di
allineare il Cubismo, il Futurismo e il Dadaismo allo spirito della poesia
haiku. E, quasi a simboleggiare questa ricerca, amava accompagnare
l'attività di romanziere con quella, ispirata, di pittore. Morì
suicida (Osaka 1899 - Zushi, Tokyo 1972).